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Fondi e i Fondani :: Fedele Conti, il suicidato di stato. una storia italiana.
AutoreMessaggio
brfiore
Reg: 12 giu 2007
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Fedele Conti, il suicidato di stato. una storia italiana.
Inviato il: 1 dic 2014, 9:08

FEDELE CONTI, IL SUICIDATO DI STATO.
UNA STORIA ITALIANA.


Otto anni fa, nella notte tra il 26 e il 27 settembre del 2006, uno sparo uccideva il capitano di finanza Fedele Conti, 44 anni. Un giallo non ancora risolto, anzi dimenticato. Un mistero che pesa come un macigno sulla coscienza di molti. Ma per la magistratura il caso è chiuso, archiviato come suicidio per motivi passionali di una persona debole di mente. 
Felice Conti era un finanziere speciale: aveva già operato a Catania, alle prese con lupare e riciclaggi; poi era passato a Napoli, dove si era occupato dei più pericolosi clan dediti al “lavaggio” di montagne di danari derivanti dai traffici di cocaina lungo l'asse Napoli-Spagna. Poi Conti passa a Roma e subito si trova ad indagare sui mattonari e i cosiddetti “furbetti del quartierino” (la Ricucci-Coppola-Statuto band), che ha svariati agganci, guarda caso, proprio con il Casertano. Quindi passa al comando delle Fiamme Gialle di Fondi, “asse strategico degli affari incrociati delle cosche di mezzo Sud, crocevia e snodo fondamentale anche per la folgorante ascesa di tante carriere politiche, in primis quella di Claudio Fazzone, dominus incontrastato dell'area pontina”. Qui il capitano Conti punta l’attenzione su fatti e situazioni che era troppo pericoloso vedere: affari politico-malavitosi che coinvolgono un giro di centinaia e centinaia di milioni di euro e che ruotano intorno al comune di Fondi e al locale mercato ortofrutticolo. Una delle vicende più spinose finite sul tavolo di Conti riguarda una impresa turistico-immobiliare i cui proprietari possono contare sulla diretta protezione di un grande amico, il comandante generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale, che poi diventerà senatore Pdl. 
Secondo alcune fonti, il capitano Conti avrebbe scoperto i reali rapporti tra il generale Speciale e i veri soci dell'Holiday Soledad Village che si celavano dietro i proprietari di facciata, nonché le coperture offerte da altri ufficiali della Finanza per una serie di operazioni losche: c'è chi racconta alla procura di Latina di “uno spaccato raccapricciante su affari sporchi e coperture istituzionali”. Conti, forse per caso, aveva scoperto cose troppo pesanti. Appena tre mesi dopo il suo arrivo, un colpo di pistola nella caserma della guardia di finanza di Fondi pone fine alla sua la vita. E ferma le sue indagini. 
Lo sparo è nel cuore della notte e la caserma è ubicata in un luogo piuttosto isolato, lontano dai rumori, dove lo sparo di una pistola si sente anche a un chilometro di distanza. Ma nessuno ha udito lo sparo. Non si conosce l’ora della morte né quando sia scattato il primo allarme. «Capitano si spara per una delusione d'amore», titola Il Messaggero, e aggiunge: «la presenza di un biglietto chiarirebbe tutto», poi parla di un «quadro abbastanza chiaro». In Procura però si sussurra di depistaggio. Ma niente si muove. La vicenda è avvolta da un assoluto silenzio. La versione ufficiale parla soltanto del rinvenimento del corpo nella stanza della caserma il mattino successivo. 
Gli unici a non credere alla versione del suicidio sono i parenti e gli amici del capitano e le associazioni antimafia della zona. La fidanzata, che solo qualche settimana dopo avrebbe dovuto sposare Fedele, arriva addirittura ad inviare una missiva all'allora numero uno della Guardia di Finanza, il generale Speciale: «Da più di due mesi mi chiedo in ogni momento della giornata perché Fedele Conti doveva morire così, a soli 44 anni, in un momento molto felice della sua vita. Fedele era un uomo entusiasta della vita, aveva una famiglia splendida intorno a sé, con me aveva programmato una vita a due, diceva di voler invecchiare insieme a me, appena una settimana prima stava a casa mia a prendere le misure di armadi e librerie per la nostra futura casa e di lì a poco ci sarebbe stato il matrimonio. Può una persona così farsi fuori volontariamente?».
«Non era assolutamente depresso - dichiara uno dei suoi più cari amici - era caso mai tremendamente disilluso, incazzato, si era imbattuto in una gigantesca matassa aggrovigliata che gli aveva fatto scrivere in un biglietto di trovarsi come incartato. Stava ristrutturando la casa di famiglia, dove voleva andare a vivere con la futura moglie. Aveva parlato di una montagna di merda nella quale si era imbattuto. Forse quella che poi gli é costata la vita». 
L’Associazione Antimafia Antonino Caponnetto, presieduta da Elvio Di Cesare e da anni impegnata nel denunciare l'invasione delle cosche nel Sud del Lazio, con un manifesto chiese «indagini più approfondite, verità e giustizia». 
Ma nulla e nessuno si è mai mosso. L’Associazione Caponnetto fu multata per affissione non autorizzata, il generale Speciale fu eletto senatore del Popolo della Libertà e componente della Commissione Bicamerale Antimafia, le indagini sul caso furono archiviate e la verità è ancora rinchiusa nella bara del capitano Fedele Conti. 

Uber
Reg: 7 lug 2014
Msg inviati: 93
All'attenzione di Brfiore
Inviato il: 1 dic 2014, 14:05
Ho letto quello che ha scritto! non mi ha per niente meravigliato ed ho un aggiunta da fare al suo intervento, ha dimenticato di scrivere.. il senatore fazzone è il vicepresidente della commissione antimafia, se non sbaglio. Insisto, con le varie inchieste Damasco 1,2,3 etc le persone (il poppolo) credo sia soddisfatto.. i soldati sono stati condannati e la malavita locale è stata debellata! sono riconoscente della ricostruzione storica del cosidetto "suicidio". Farà parte della storia di questo paese, dove (dicono)  esiste la democrazia! 
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