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antimateria
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SEMPRE FONDI
Inviato il: 3 dic 2009, 0:28
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COS'ALTRO DIRE?
Inviato il: 3 dic 2009, 0:58
Il caso Fondi e il teorema vittimistico del Sen. Fazzone


 

Scritto da Adele Conte   
Giovedì 12 Novembre 2009 12:27

altIl sen. Claudio Fazzone ad Annozero dà sfogo al suo teorema vittimistico che non sta in piedi.


Iniziamo da una precisazione: noi come Claudio Fazzone non amiamo particolarmente Giuseppe Ciarrapico e mai ci verrebbe in mente di sostenere alcun piano politico del suddetto.
Detto ciò il quotidiano Latina Oggi non è solo un giornale di Ciarrapico: è anche un giornale fatto di e da giornalisti capaci indipendentemente dal proprio editore. Soprattutto il “caso mediatico” sul comune di Fondi (Latina) non lo ha certo “pompato” Latina Oggi ma lo stesso Fazzone. Il problema del caso di Fondi non è la commissione d’accesso che ha scatenato il caso mediatico, ma il lavoro dello stesso Fazzone nel corso di un anno che ha esercitato pressioni a tutti i livelli per impedire lo scioglimento del comune fino a condizionare perlomeno indirettamente lo stesso Consiglio dei Ministri. Se il Senatore di Forza Italia (oggi PDL) non avesse esercitato tali pressioni e la politica del Governo fosse stata in linea con le indicazioni del Prefetto di Latina Bruno Frattasi e dello stesso Ministro dell’Interno Roberto Maroni sarebbe finità lì, com’è successo per Nettuno e tanti altri comuni sciolti per mafia.

Cos’è accaduto invece? Per la prima volta nella storia della Repubblica (ancora unico caso ma chissà se cattivo precedente) il Consiglio dei Ministri ha rifiutato di rispondere sulla richiesta di un Prefetto e del Ministro dell'Interno e della stessa Commissione parlamentare antimafia di sciogliere un comune per mafia. Per inciso: il Governo non ha preso la decisione di NON sciogliere il comune di Fondi. Il Governo non ha deciso e basta e ha protratto per oltre un anno una situazione di stallo. Questo è un errore tremendo agli occhi di chiunque ne capisca qualche cosa di mafia, affari e politica: una giunta comunale altamente sospetta di favorire la mafia (con pagine e pagine di relazione prefettizia che ben spiegano tali influenze) viene lasciata alla guida del Comune per un anno. A chi non verrebbe in mente che un anno in più trascorso su quelle poltrone potrebbe dare modo a certi soggetti di continuare ad operare al fine non solo di favorire la mafia ma anche di insabbiare tutto ciò che è insabbiabile e che ancora non è stato scoperto dalla Commissione d’Accesso? Ma questo sempre per chi “pensa a male”, come noi, evidentemente.
Durante la trasmissione Annozero di ieri (giovedì 5 novembre 2009) s’è visto un Italo Bocchino dire che lui sarebbe stato per lo scioglimento del Comune di Fondi anche se poi certe scelte le deve fare la politica ovvero la politica e i partiti dovrebbero evitare di ricandidare o di candidare in generale certi soggetti. Caro Bocchino: preso atto che a Fondi non è stato così che si vuole fare? Perché ora ci sarà da vedere se poi il PDL farà questa scelta per la lista che andrà a candidarsi a Fondi e vedremo quando sono veritiere le affermazioni di Bocchino.
Il vero problema è che in realtà quest’atto di forza di Fazzone in tutta la zona pontina è stato letto così: Fazzone è talmente potente che non lo ferma nessuno e si può permettere di non prendere una posizione chiara su persone a lui vicine che risultano citate nella relazione della commissione d'accesso. Il senatore e il sindaco Luigi Parisella sono non solo amici dai tempi delle scuole, ma anche soci in affari. La relazione prefettizia ha messo in evidenza le infiltrazioni nell'amministrazione comunale di Fondi da parte della famiglia del pregiudicato Aldo Trani e dei fratelli Venanzio e Carmelo Tripodo, i quali sono figli dal capobastone della 'ndrangheta don Micu Tripodo ed hanno numerosi precedenti penali per traffico di droga, usura, associazione a delinquere e traffico di armi. Dalle indagini condotte dal tenente dei carabinieri Mario Giacona è emerso che “Aldo Trani convive stabilmente da anni con Gemma Peppe, figlia di Franco, imprenditore nel settore dell'ortofrutta. Franco è cugino di primo grado del sindaco di Fondi, Luigi Parisella. Il fratello di Franco, Luigi, è socio in affari sia con il sindaco Parisella che con il senatore Claudio Fazzone nella gestione della Silo srl, società titolare di un capannone sito in località Pantanelle», una struttura destinata alla lavorazione di frutta e ortaggi, attività che però non è mai iniziata nonostante l'erogazione di contributi pubblici per 2 miliardi delle vecchie lire.
Quindi la mafia non si può contratare nel sud pontino con le normali leggi dello Stato in materia di scioglimento dei comuni infiltrati dalla criminalità organizzata. Durante la puntata di Annozero si può sentire un Senatore della Repubblica rispondere riguardo ad attentati incendiari intimidatori e ad autobombe fatte saltare in aria con: “secondo i carabinieri sono beghe tra persone per posti di lavoro e roba privata”. Ma in quale paese le beghe tra persone si risolvono con le autobombe e tutto ciò è normale e non è mafia? Lo stesso Senatore ritiene normale che si possa querelare un Prefetto per via del contenuto della Relazione - che si basa sulle indicazioni di carabinieri, finanzieri, e altri due prefetti - (ma si guarda bene dal farlo realmente: per ora ha solo minacciato di farlo) solo per far credere che ci siano falsità scritte al fine di screditarlo. Egli fa come Berlusconi: quando si attacca Fazzone o i suoi compari politici si attacca Fondi. Vuole far credere agli stessi Fondani che la loro reputazione dipenda dalla reputazione del sindaco Luigi Parisella, della giunta comunale e del Senatore e in nome di ciò monta una teoria tutta sua sperando che faccia presa invertendo il processo decisionale su Fondi.

La puntata di Annozero ieri ha dimenticato un elemento che è invece fondamentale: la figura di Massimo Anastasio Di Fazio e l’operazione Damasco. Il primo è la figura che lega le famiglie di ‘ndrangheta e camorra alla giunta comunale di Fondi, l’uomo cerniera. Immobiliarista vicino alla famiglia Izzi (il “pentito” ex assessore del comune di Fondi) e anche vicino al Sindaco, vicesindaco etc… ma soprattutto vicino agli affari della ‘ndrangheta e della camorra casalese. Sia Izzi che Di Fazio hanno anche offerto consulenze nell’ambito dei rifiuti e soprattutto Di Fazio risulta essere implicato in un traffico di rifiuti tossici che dovrebbe arrivare fino in Liberia. Sono note le fotografie di quest’ultimo e dell’ex sindaco di Fondi Luigi Parisella in compagnia di un gruppo di africani (appunto) mentre festeggiavano il presunto accordo – oggetto di un'inchiesta tuttora in corso - insieme anche ad un noto imprenditore del settore rifiuti di Aprilia. Queste circostanze ora vengono o negate o “riviste” dagli interessati (pare che l’ultima versione fosse che c’erano questi africani simpatici che il Sindaco non conosceva nemmeno e che siccome erano simpatici tanto valeva prendersi qualche cosa da bere e un po’ di pasterelle…). Fatto sta che non si è parlato nemmeno del processo “Anni novanta” che è la costola laziale del processo Spartacus famoso dopo “Gomorra”. In quel processo conclusosi recentemente in prima istanza con ergastoli vari a carico di Michele Zagaria e del clan di Ettore Mendico risulta chiaramente l’influenza dei casalesi nel sud pontino da vent’anni e anche il loro interesse in zona per il traffico di rifiuti tossici (come è stato riportato anche dai pentiti Carmine Schiavone e Dario De Simone). Nel servizio di Annozero si fanno vedere alcune ville in costruzione e non si fa riferimento ad altre abitazioni che potrebbero far luce ancor meglio sulla situazione: la villa di Massimo Anastasio Di Fazio confina con quella dei Tripodo che hanno anche vicinanza (diremmo addirittura che ospitano) lo stesso Ettore Mendico. Tutti insieme a Fondi. Non si è parlato nemmeno di Vincenzo Garruzzo, arrestato durante l’operazione Damasco da cui è partito tutto il “caso Fondi”. Garruzzo compare negli atti redatti dalla DIA di Roma nell'inchiesta Damasco come colui che effettuava le estorsioni nel MOF di Fondi per conto della ‘ndrangheta: questo personaggio tra le varie minacce usate contro gli operatori del Mof era in uso dire che ospitava presso una delle sue numerose proprietà anche degli amici calabresi (“quelli di Duisburg”). Sarà un caso ma da lì a poco ad Aprilia fu arrestato proprio l’armiere della strage di Duisburg.

In tutto questo parapiglia l’unico interesse del Senatore Fazzone e del suo collega politico Armando Cusani (presidente della provincia di Latina) è stato quello di andare contro il prefetto Frattasi e contro gli organismi istituzionali con ogni mezzo, anche la carta stampata o le televisioni locali (Ciarrapico non è l’unico editore nel Sud Pontino) oltre che con le sue famose querele. Ma non si è limitato a questo visto che più volte questo ex poliziotto prestato alla politica risultava a conoscenza delle mosse degli investigatori prima ancora che venissero effettuate (lo stesso Izzi prima di andare a “vuotare il sacco” ai magistrati della DIA di Roma è stato richiamato dallo stesso Senatore perché ben sapeva con chi avrebbe parlato il giorno dopo) ed è stato politicamente molto attivo anche durante la fase delle indagini dell’operazione Damasco. Ora che è in difficoltà racconta che in realtà ce l’ha con Ciarrapico e Conte, suoi avversari interni al PDL locale tentando di gettare fango sul lavoro di prefetti, carabinieri, finanzieri, magistrati della DIA e via dicendo…
Di sicuro d’ora in poi è ben chiaro che la legalità nel sud pontino è un optional rispetto agli interessi dei politici locali e che non bastano attentati con autobombe, intimidazioni, dubbi suicidi di agenti delle forze dell’ordine e di assessori comunali, ritrovamenti di tonnellate di rifiuti tossici, traffici di droga internazionali passanti per il Mof, traffico d’armi, connubio tra ‘ndrangheta e casalesi etc… per dire che la mafia in provincia di Latina è di casa. Per questo governo bastano le rassicurazioni di un senatore del PDL per dire che non c’è bisogno di intervenire, che poi è la figura politica più potente del posto ed anche quella più vicina agli interessi dei protagonisti di questa vicenda. L’autoassoluzione è un pessimo precedente in questo paese delle banane (o dei Kiwi).

Adele Conte

http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&catid=26:in-evidenza&id=2034:il-caso-fondi-e-il-teorema-vittimistico-del-sen-fazzone


antimateria
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FONDI NELLA STORIA
Inviato il: 3 dic 2009, 1:37

L’espresso l’ha chiamata, non a torto, Circeo Connection. Sto parlando di tutta la rete di connivenze e vicinanze di tipo malavitoso che si respirano sul litorale laziale, nella zona di Terracina, Fondi, Sabaudia, Sperlonga e Gaeta. In due parole: il Basso Lazio. O l’Alto, se lo si condiera da Caserta, molto più vicina che non Roma. Eppure è questione soprattutto di paesaggio. Esatto, del paesaggio della zona tra Fondi e Terracina dove, per puro caso, ieri mi sono trovato a passare.

Quando alcuni mesi fa sono andato a Casal di Principe con un amico e collega, il padre di una ragazza di Carinola che ci faceva da “guida”, ci disse: “vedete quella cava? Ecco. Era di un camorrista. Prima l’ha svuotata e ha costruito qui intorno, dopo la voleva riempire di rifiuti ma la polizia ha sequestrato tutto”. Davanti a noi c’era una montagna completamente sventrata.

Verso Fondi lo scenario è simile. Superata Latina, il paesaggio muta rispetto a quanto visto nel tratto precedente. Montagne nere si stagliano all’orizzonte ma soprattutto si iniziano a vedere dei grandi buchi bianchi: sono cave. I costoni di roccia, pallidi e spelacchiati come la pelle di un coyote, mostrano gigantesche ferite aperte, terrazzate o ricoltivate in modo forzato, mentre a valle fioccano decine di cantieri. E’ tutto un fiorire di impalcature.
Ma Fondi è anche la città del cosidetto Mof, il Mercato Ortofrutticolo più grande del Centro-sud. Secondo le indagini, numerose attività del Mof sarebbero in mano ai clan, dalle assunzioni al movimento merci.

“Qui tutto è stato costruito grazie a Fazzone – mi è stato detto ieri da una persona del posto -. Tutto quello che vedi lo dobbiamo a lui e la gente lo sa e lo vota. Secondo me – ha concluso -, ad ogni elezione si becca almeno 30mila voti, in Forza Italia sanno che è importante”. E infatti Claudio Fazzone è stato eletto al Senato. Addirittura, raccontano, questa terra è soprannominata “Fazzonia”. Eppure due suoi probabili conoscenti – a quanto scrive L’espresso – risultano indagati per associazione mafiosa. Avrebbero raccolto voti anche per Fazzone che invece non è stato toccato dalle indagini.

Si tratta di Romolo De Balzo, consigliere regionale di Forza Italia e presidente del consiglio comunale di Minturno, e dell’assessore ai Lavori pubblici di Fondi (ora dimissionario), Riccardo Izzi. La famiglia del secondo è proprietaria di una nota catena di supermercati in Campania e Lazio. Secondo i magistrati, “De Balzo e Izzi si sono associati allo scopo di favorire un’associazione di stampo camorristico attraverso un continuo e costante scambio di favori”. I pm continuano dicendo che entrambi rientrerebbero in una “rete clientelare finalizzata a pilotare assunzioni, speculazioni edilizie, appalti e finanziamenti pubblici nell’interesse dei clan mafiosi”. E il prefetto generale, Bruno Frattasi, tempo fa così è intervenuto a proposito di Fondi: “Da più di vent’anni questa provincia è al centro di massicci fenomeni di riciclaggio di capitali illeciti, che è necessario fronteggiare con grande decisione. I soldi sporchi alterano la concorrenza e strangolano le imprese pulite. Dobbiamo evitare che la moneta cattiva continui a scacciare quella buona”. Nel frattempo continua la lottizzazione cementificatrice. Nicola Reale (Idv), capogruppo dell’opposizione a Sperlonga, a L’espresso ha dichiarato che “l’edificazione è stata monopolizzata da imprese campane. E ora il nostro comune è diventato omertoso. Per denunciare torti, i cittadini ci chiedono appuntamenti nell’entroterra”. E ultimamente è stata varata a Sperlonga una maxilottizzazione che ha portato nel comune oltre novemila cittadini casertani. Ecco spiegati i buchi bianchi nel paesaggio.

E poi come dimenticare il comune di Nettuno, commissariato e poi sciolto per mafia nel 2003? Che il litorale laziale, con i suoi porti turistici sia un ghiotto boccone per cosche, ‘ndrine e “famiglie” di Cosa Nostra lo testimoniano, oltre alle inchieste, anche il proliferare di porti turistici. Scrive Paolo Biondani su L’espresso: “nonostante i comprovati interessi di Cosa nostra nei maxi-porti turistici, la Provincia di Latina, guidata dal forzista Armando Cusani, ha pagato con fondi pubblici un progetto-choc: demolire il famoso Ponte Rosso, che collega al mare l’incantevole lago di Paola, “per renderlo fruibile ai maxi-yacht”. E di yacht, anche nella zona di fondi, se ne vedono davvero molti. File intere parallele di imbarcazioni bianche che si insinuano in ogni canalone, all’ombra delle cave e delle impalcature. Ma numerosi sindaci continuano a ripetere: qui la mafia non esiste. Buone illusioni a tutti.

EF

http://eftorsello.wordpress.com/2008/09/14/mafie-il-caso-di-fondi-e-del-basso-lazio/

antimateria
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FONDI DISTRUTTA PER SECOLI
Inviato il: 3 dic 2009, 1:43

mercoledì 20 maggio 2009

Il caso Fondi e le nuove paludi pontine della mafia


Di Luca Di Ciaccio



Un fantasma si aggira nella provincia di Latina, e non viene dalle vecchie paludi bonificate. Arriva dritto dai nuovi padroni delle terre di confine, si muove in punta di piedi e con le tasche piene di soldi. “La mafia”, dice qualcuno. Ma non si sa se l’ha vista davvero. In questa ridente plaga tirrenica non ci sono morti ammazzati, non ci sono rapine per strada, sono poco frequenti i borseggi, latita pure lo sfruttamento della prostituzione. Sono poche le vetture bruciate, oppure i negozi che saltano per aria, se succede si tratta sicuramente di un incidente di percorso. E dunque nelle piazze tagliate in obliquo dal sole, a metà strada tra Roma e Napoli, sotto i castelli baronali oppure tra i colonnati littori, sui lungomare che guardano a sud o all’ombra dei capannoni agricoli, sono in molti a sollevare il lenzuolo e subito ritrarsene con un’appena percepibile smorfia di disgusto. “La malavita qui...e da quando?” si chiedono quelli dall’aria sorpresa. “Siamo in mano alla camorra…” ribattono i rassegnati. “E’ una diffamazione, qui non siamo a Napoli!” chiosano i più risentiti.



Eppure le indagini sulle infiltrazioni malavitose nel sudpontino si susseguono, inanellandosi una appresso all’altra, come una catena che si allunga, da sud verso nord. A fare due conti si scopre che sono 50 i comuni laziali indiziati di presunte attività mafiose, e decine in provincia di Latina sono le strutture confiscate alla malavita organizzata. Un cerchio adesso si stringe attorno a Fondi, paese famoso per quel mercato ortofrutticolo che è fra i più grandi d’Europa, dove se chiedi in giro molti ti rispondono che “qui tutti sono amici”, ma poi qualcuno ha cominciato a dire sottovoce che in realtà “quelli lì si sono presi tutto, hanno messo le mani anche sul Comune”. Il ministro dell’Interno Maroni lo ha appena proclamato chiaro e tondo, seduto sui banchi del governo nell’aula di Montecitorio: “Sono convinto che il consiglio comunale di Fondi debba essere sciolto per infiltrazioni della malavita organizzata”. Parole come pietre. Bisognerebbe mettersi a girare per la Pontina e andare a vedere i protagonisti di questa storia, o anche solo immaginarseli. Basta solo guardarsi attorno, certe volte.



“Qui tutto è a posto, il polverone neanche lo vedo io”. Lo zio Vincenzo, seduto in poltrona, servito e riverito nella villa sull’Appia, si fa raccontare le notizie sulla “sua” Fondi. A vederlo così sembra un tranquillo pensionato come tanti. Certo, è ricco, è rispettato, e tutti gli vogliono bene. Al cronista di Repubblica che lo andò a cercare appena uscito dal carcere, qualche mese fa, ripetè inutilmente quella stessa cosa che ama sempre dire: “Qui tutti sono amici”. Il suo nome per intero è Vincenzo Garruzzo, cugini e consuoceri imparentati con i Bellocco e i Pesce di Rosarno, un'attività pulita al mercato ortofrutticolo, i suoi “canazzi da catena” sguinzagliati per l'Agro Pontino a riscuotere interessi al 120 per cento o a costringere alla svendita le aziende delle sue vittime. Naturalmente ha buone “coperture” in Municipio, anche la figlia Rosa era consulente del Comune, e un giro di denaro a strozzo che l’ha fatto diventare un piccolo califfo del paese. Alla bisogna, quando qualcuno non onora i patti, fa arrivare “due nipoti da giù”. Da giù: dalla Calabria. Proprio dallo zio Vincenzo è iniziata la catena che ha portato cinque commissari prefettizi a frugare negli uffici comunali.



L’ex assessore adesso se ne sta defilato. Quel giorno in cui Riccardo Izzi cominciò a parlare neanche immaginava le conseguenze che avrebbe provocato, anche a quella stessa amministrazione di cui faceva parte. Della sua stessa parte: di centrodestra. Una mattina di gennaio gli bruciarono l’auto e lui, spaventato, prima corse dai carabinieri e poi dal prefetto di Latina. Cominciò a raccontare. Raccontò che lo avevano eletto nel 2006 con i voti delle “famiglie”. Raccontò i favori che era costretto a fare, di quella volta che dovette concedere la residenza alla moglie di uno del clan Casalesi fino alle lottizzazioni decise per filo e per segno. Raccontò come il sindaco di Forza Italia, Luigi Parisella, e molti assessori della giunta venivano “condizionati”. Lo ascoltarono. Il sindaco gli tolse le deleghe, i colleghi della sua maggioranza si ribellarono contro le “infamità” che gli aveva sputato addosso. Un po’ di amici gli fecero sapere che stavolta aveva esagerato. Gli investigatori gli dissero che si sarebbero dovuti muovere con prudenza, lui però avrebbe fatto meglio a farsi vedere poco in giro. Pareva un pozzo nero quel Municipio. A Fondi intanto, continuano a susseguirsi molti attentati di origine dolosa contro imprenditori locali – quattro solo nell’ultimo mese – tanto da convincere il questore di Latina a mandare una piccola task force in appoggio al commissariato locale, divenuto di frontiera.



Il senatore invece deve farsi vedere. Siamo pure, tanto per cambiare, sotto elezioni. Eccolo che arriva per inaugurare un altro comitato elettorale. La sua faccia giovane, senza dubbio promettente, stavolta è scura, tirata come non mai. Claudio Fazzone, onorevole del Pdl, membro della giunta per le autorizzazioni, un passato da presidente del consiglio regionale del Lazio con Storace, in tasca il titolo di consigliere più votato d’Italia e, prima ancora, una carriera abbastanza anonima in polizia, non ha preso bene le parole del ministro. Sentire parlare così della sua città natale, Fondi, dove, oltre alla villa e a qualche migliaio di voti, ha pure il cuore. Come se fosse diventata l’ombelico del crimine, una dependance di Gomorra. No, questo è troppo. Colpa del ministro leghista: anche lui deve essere una pedina nella faida politica che agita le acque del centrodestra nel basso Lazio, con quel Ciarrapico pure lui senatore del Pdl e la sua “Latina Oggi” che ci va sempre giù pesante, con quei dissidenti che ora mettono anche i bastoni tra le ruote alle prossime provinciali. Colpa del prefetto Frattasi: uno che vuole sempre mettere il naso nelle carte, come ben sanno a Gaeta quando se lo ritrovarono commissario, ora è lui quello da additare come artefice di una “montatura mediatica”, di un “complotto politico”, manco fosse una Veronica qualsiasi che chiede il divorzio. Nella carta stampata però non c’è solo il volubile Ciarra, ma anche qualche amico su cui contare: per difendere “il buon nome” della provincia, con paginoni velenosamente dedicati. “Adesso iniziamo a parlare noi, come una bomba ad orologeria” ha commentato Fazzone giovedì, dopo aver sentito il
ministro spiegare alla Camera che il suo piccolo feudo politico va sciolto, perché condizionato da camorra e ‘ndrangheta. Sentire un senatore dichiarare di essere “come una bomba ad orologeria” fa una certa impressione. Si cerca di immaginare quanto potente possa essere l’esplosione, quante vittime possa fare e, soprattutto, cosa chieda il bombarolo per spegnere il timer.

Cinquecentosette pagine. Un faldone pesante, anche solo per spostarlo. Tuttavia fa gola a molti. Opera della famigerata commissione “d’accesso” al Comune di Fondi, nominata dal prefetto Frattasi: un funzionario della prefettura di Messina, il viceprefetto vicario e il vicequestore di Latina, un tenente dei carabinieri, un capitano della finanza. In 507 pagine hanno ricostruito le contiguità, le assunzioni sospette, le speculazioni edilizie, gli scambi di voti, il denaro dell’usura reinvestito in cantieri e in negozi. Al centro della rete ci sono quei “calabresi” e molti amministratori. Il sindaco Parisella all’inizio la voleva quella commissione che gli frugava in Municipio: “Vengano, così faremo chiarezza”. Poi cambiò idea: “Questi ci hanno sputtanato”. Addirittura provò a denunciarli al Tar, un precedente inedito in materia. Ma il faldone ha girato: dalla prefettura fino al governo. Qualche ministro ha chiesto di rivedere un’altra volta quelle carte, ritardando l’annunciato decreto di scioglimento. Il faldone si è imparentato con altri faldoni, già arrivati nelle aule giudiziarie: quello sulla “Circeo Connection” di zio Vincenzo e compari, roba di usura associata a metodi mafiosi, oppure quello su certe lottizzazione edilizie a Formia in odor di camorra, o ancora quello sui Mendico, clan affiliato ai Casalesi, originario della zona tra Monte San Biagio e Minturno, un pozzo senza fondo di omicidi di imprenditori, armi da guerra nascoste nei casolari, estorsioni e, immancabile, tanta omertà. Tutta roba dell’Antimafia però, giacché alla Procura di Latina è tutto abbastanza tranquillo. Un dettaglio, questo, che qualcuno nota con sollievo e qualcuno nota con sospetto.



“Camorra, ‘ndrangheta, mafia… questa è la nuova malaria pontina, altro che bonifica ce servirebbe” dice lo scrittore operaio Antonio Pennacchi, fasciocomunista di Latina. A furia di andare su e giù per la Pontina, a furia di rilassarsi al sole di Gaeta pensando che in fondo queste cose non ci toccano, illudendosi di vivere in un’isola felice, oppure soltanto sul bordo di una pentola ancora da scoperchiare, a furia di spulciare cronache non sempre libere su giornali non sempre affidabili, sembra di vederne fin troppi di fantasmi nelle terre pontine. Queste sono terre di villeggiatura, qui i camorristi possono venire a fare le vacanze e nel frattempo fare qualche affare, senza però essere disturbati troppo, come un turista danaroso e potente che di fronte a una bella casa al mare non resiste alla tentazione di comprarsela. Queste sono zone di confine, tra nord e sud, tra Roma e Napoli, una specie di mensola geografica dove riporre le cose, come in uno di quei ripostigli sotto casa che fa sempre comodo avere a disposizione. Ecco, i fantasmi sono difficili da evocare: si ha paura che si materializzino, che diventino realtà. Molti amministratori locali sembrano appena svegliati da un lungo sonno, così lungo che non si sono capacitati di cosa è successo nel frattempo. Anche loro, sindaci e assessori e santini elettorali buoni per ogni occasione, avvertono degli spettri alle loro spalle. Gli osservatori più scafati diranno che è sempre stato così: in queste lande le maglie del governo e della legalità ognuno se le allarga a proprio piacimento, tanto da farci passare quello che gli pare. Ma stavolta c’è di più. “La quinta mafia” la chiama qualcuno. Come a dire: una nuove specie geneticamente modificata, quasi come certe mele del mercato fondano. “Fondi – ha scritto il quotidiano Il Manifesto l’alto ieri – è solo una piccola parte della pericolosissima partita che si sta giocando nel sud del Lazio. In ballo c’è il controllo criminale della regione, con un tesoro ricchissimo fatto di lavori pubblici, turismo, agricoltura e edilizia. Ma è un gioco fondamentale, perché è l’esempio più lampante di vicinanza tra la criminalità organizzata e la politica del centrodestra che qui è padrona da epoca immemorabile”. Insomma la mafiosità, da queste parti, dei fantasmi conserva solo il silenzio e la discrezione. Per il resto esiste: eccome se esiste.



E allora si può provare a cercarla la criminalità organizzata, magari girando per Minturno, Formia, Gaeta e Fondi. Provateci anche voi. Girate, girate pure: non troverete niente. Qui la mafia e la camorra tutto vogliono fuorché apparire. E' una piccola grande guerra che si combatte a sud di Roma dove dietro un’apparente calma e dentro una coltre di omertà - con accordi sottobanco e silenzi comprati - è partito l'assalto. I Comuni mostrano difficoltà nel controllare il loro territorio, quando addirittura non risultano coinvolti nell’illecito: sarà perchè non hanno i mezzi, o perché non lo sanno fare, o perché sono i primi a restare ipnotizzati da quella montagna di danaro che si riversa entro i loro confini. Intanto le radici si propagano e si intrecciano sempre più forti. Forse ci vorrebbe qualcuno che le cerchi davvero queste radici, qualcuno che scavi fino a portarle alla luce. E chissà che già dopo i primi colpi di vanga non gli si senta dire: “La mafia è qui, la mafia è già qui”.

http://partitodelsud.blogspot.com/2009/05/il-caso-fondi-e-le-nuove-paludi-pontine.html
spyke69

Reg: 29 apr 2005
Msg inviati: 1351
E se così è....
Inviato il: 3 dic 2009, 14:41
....dobbiamo ringraziare chi, anni fa, "legalmente" ci ha portato la Mafia!!!
fafà
Reg: 2 feb 2008
Msg inviati: 170
Re: E se così è....
Inviato il: 4 dic 2009, 16:17

spyke69 ha scritto:
....dobbiamo ringraziare chi, anni fa, "legalmente" ci ha portato la Mafia!!!

...e ringraziamo pure chi poi ci è andato a braccetto!!!

spyke69

Reg: 29 apr 2005
Msg inviati: 1351
Re: E se così è....
Inviato il: 4 dic 2009, 17:33
fafà ha scritto:

...e ringraziamo pure chi poi ci è andato a braccetto!!!

d'accordissimo, l'Italia è piena di esempi reali ma non dimentichiamoci che chi decide di andarci a braccetto o è stato costretto e minacciato o non ha avuto scelta, volendo rimanere a tutti i costi nella posizione che ricopre e non essendo per niente tutelato da chi di dovere, tanto prima o poi qln lo trovano sempre...purtroppo!!!

Se ho detto cavolate correggetemi!!!