L'ultima di Brunetta «Riforma della Costituzione? Cambierei anche l'articolo 1»
Riforma della giustizia, riforme istituzionali, presidenzialismo, federalismo? Secondo Brunetta non è abbastanza. Secondo il ministro per la Pubblica amministrazione le riforme non dovranno riguardare solo la seconda parte della Costituzione, «ma anche la prima, a partire dall'articolo 1: stabilire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla». In un'intervista a Libero, Brunetta sostiene che la parte valoriale della Costituzione «ignora temi e concetti fondamentali, come quelli del mercato, della concorrenza e del merito».
La Costituzione, aggiunge il ministro, «è figlia del clima del dopoguerra. Adesso siamo in un'altra Italia. Capisco che alcuni costituzionalisti sostengano che non si riesce a cambiare la seconda parte della Costituzione proprio perché non abbiamo aggiornato la prima. Fermi restando i principi fondamentali, nei quali tutti ci riconosciamo, bisogna avere allora il coraggio di parlare anche della prima parte della Costituzione. E ritengo debbano essere rivisti pure gli articoli della Carta sui sindacati, i partiti, l'Europa». Una sparata talmente grossa che persino Paolo Bonaiuti appere scettico e cauto: «Io sono del parere che non bisogna mai mettere troppa carne al fuoco, però tutto si può vedere».
Duro il parere dell'opposizione. «L'uscita del ministro Brunetta, l'ennesima da parte della maggioranza che dice cose diverse e spesso opposte, conferma la necessità di un chiarimento condiviso sugli obiettivi e le finalità che ci si propongono». Così il vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd), che aggiunge: «La modifica della prima parte della Costituzione non è all'ordine del giorno. Non siamo disponibili. Anzi, le modifiche nella seconda parte devono essere assolutamente coerenti con i principi guida della Costituzione. E questa è la ragione per cui non si può essere oggi d'accordo con l'elezione di un'Assemblea costituente. Se la linea della destra è quella di Brunetta il discorso sulle riforme diventa non possibile intesa, ma sicuro scontro».
Stessa opinione espressa da Felice Belisario, presidente del gruppo Italia dei Valori al Senato. «Di buone intenzioni sono lastricate le vie dell'inferno e anche le ipotesi di riforma costituzionale portate avanti dal centrodestra, che a volte sembrano farcite di buoni propositi, non mostrano mai la loro vera faccia. Per governo e maggioranza è arrivato il momento di smetterla con le dichiarazioni d'intenti e dire come intendono intervenire. Se il loro scopo è quello di saccheggiare la carta costituzionale, la nostra risposta è no, è meglio non toccare nulla»
Contrarie anche associazioni e sindacati. «Al ministro Brunetta va dato il merito di aver detto con grande chiarezza che una parte della destra intende picconare tutta la Costituzione a cominciare dall'Art. 1». Così invece Beppe Giulietti, esponente del Gruppo Misto e portavoce di Articolo 21. «Del resto - osserva Giulietti – un gruppo di senatori ha già presentato una proposta di revisione di quello che resta dell'Articolo 21 della Costituzione . Come premessa per il dialogo non c'è male».
Secondo Carlo Podda, segretario generale dell'Fp Cgil nazionale, quella di Brunetta è «un'altra delle sue bordate eversive. Dalle riforme solo annunciate, alla reazione urlata. L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, Brunetta se ne faccia una ragione».